Nelle discussioni che si svolgevano nel lontano 1870 sulla posizione sociale o sulla designazione della fotografia come arte, non possiamo fare a meno di pensare che la questione dei prezzi alti e bassi avrebbe potuto essere introdotta con buon effetto, poiché è ben noto che lo status di ogni fotografo professionista si basa quasi esclusivamente sulla remunerazione che riceve per il suo talento o per i suoi consigli.
Prendiamo, ad esempio, il caso di un chirurgo che si fa pagare solo per il suo medicinale, senza alcun costo aggiuntivo. Se la tassa copre (come spesso accade) solo il prezzo del farmacista per gli articoli forniti, il professionista, agli occhi dei suoi fratelli praticanti, degenera in un semplice venditore di farmaci, e perde immediatamente la sua posizione tra i medici.
Così il fotografo a buon mercato, che rifornisce i suoi clienti di produzioni a poco più del loro costo effettivo, per assicurarsi una certa classe di mecenatismo, degenera in una semplice macchina o un sistema che o non ha cervello da vendere, o non dà alcun valore al suo esercizio.
E’ questo che ha abbassato la nostra posizione agli occhi del pubblico poco perspicace, che è troppo incline a classificare tutti gli uomini di una stessa categoria nella stessa classe. Ma soprattutto quello che ci sfugge è sostanzialmente questo: a chi verrebbe in mente di mettere insieme nella scala sociale uomini come l’imbianchino e l’artista?
Nella fotografia invece tutti questi sentimenti sono cambiati, e gli uomini di intelletto e di cultura sono classificati tra coloro che non sanno nulla della lettera H, e per i quali l’arte di qualsiasi genere è un mistero profondo e duraturo.
Professionismo fotografico
E così avviene che nomi come Blanchard, Robinson e Rejlander vengono confusi nella conversazione del pubblico con la semplice base della professione. Se avessimo cominciato bene sotto questo aspetto, i fotografi in generale sarebbero stati considerati non solo dei professionisti, ma anche dei gentiluomini, e avrebbero potuto prendere i loro onorari con la stessa dignità di un medico.
Anni in cui la fotografia era un continuo fiorire di tecniche nuove, di investimenti veri e propri per aprire nuove attrattive con la speranza, (a dire dell’epoca) che ci possa essere un’estensione generale dei prezzi, fino a raggiungere qualcosa di simile a una rispettabile uniformità.
Era dovere di ogni fotografo, grande o piccolo, famoso o insignificante, mirare a produrre nient’altro che un buon lavoro artistico a un buon prezzo sonoro, un prezzo che deve portare (come nel mercato dell’immagine) la convinzione che la produzione è il risultato di un grande merito, pensiero e formazione artistica.
E ancora si pensava: “Uniamoci“, dunque, tutti mano nella mano per realizzare quella
” consumazione così devotamente da essere desiderata “, una buona posizione sociale per i fotografi. Abbiamo visto quale interesse si è già creato sul tema degli ampliamenti nella recente Esposizione, così numerosamente frequentata dal pubblico, e così generalmente e favorevolmente notata dalla stampa, e se solo ci permetteremo di approfittare dei segni dei tempi, c’è un’ottima prospettiva che la posizione finale venga raggiunta.
Effetto social network
Oggi alle soglie del XXI secolo lascio a voi qualsiasi pensiero libero, certo che di fotografia non si campa. La fotografia a livello sociale non è più un bisogno, dell’arte di stampare le proprie opere non vi è necessità richiesta neppure per l’artista. L’apertura di fiorenti attività con studi fotografici annessi, come avveniva in modo massiccio agli inizi del ‘900 si e perso traccia da decenni. Nel Pianeta Terra in ogni caso, oggi siamo tutti fotografi perché il dispositivo più comune non è la classica Reflex ma uno Smartphone.
Unisciti ad Ars Imaginis
Entra a far parte della grande community di fotografia. Fotografi amatoriali, artisti e creativi di ogni settore condividono storie e progetti.
Una risposta
La fotografia analogica - Ars Imaginis
[…] interessante notare come la fotografia analogica abbia trovato un nuovo slancio nell’era dei social media, grazie a piattaforme come Instagram e TikTok che promuovono l’estetica vintage e […]